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lunedì 31 gennaio 2011

La Gerarchia modernista approva le catechesi eretiche della setta Neocatecumenale...

 
[1]Io dissi: «Ascoltate, capi di Giacobbe, voi governanti della casa d'Israele: Non spetta forse a voi conoscere la giustizia? [2]Nemici del bene e amanti del male, voi strappate loro la pelle di dosso e la carne dalle ossa». [3]Divorano la carne del mio popolo e gli strappano la pelle di dosso, ne rompono le ossa e lo fanno a pezzi come carne in una pentola, come lesso in una caldaia. [4]Allora grideranno al Signore, ma egli non risponderà; nasconderà loro la faccia, in quel tempo, perché hanno compiuto cattive azioni.  [5]Così dice il Signore contro i profeti che fanno traviare il mio popolo, che annunziano la pace se hanno qualcosa tra i denti da mordere, ma a chi non mette loro niente in bocca dichiarano la guerra. [6]Quindi per voi sarà notte invece di visioni, tenebre per voi invece di responsi. Il sole tramonterà su questi profeti e oscuro si farà il giorno su di essi. [7]I veggenti saranno ricoperti di vergogna e gli indovini arrossiranno; si copriranno tutti il labbro, perché non hanno risposta da Dio. [8]Mentre io son pieno di forza con lo spirito del Signore, di giustizia e di coraggio, per annunziare a Giacobbe le sue colpe, a Israele il suo peccato.  [9]Udite questo, dunque, capi della casa di Giacobbe, governanti della casa d'Israele, che aborrite la giustizia e storcete quanto è retto, [10]che costruite Sion sul sangue e Gerusalemme con il sopruso; [11]i suoi capi giudicano in vista dei regali, i suoi sacerdoti insegnano per lucro, i suoi profeti danno oracoli per denaro. Osano appoggiarsi al Signore dicendo: «Non è forse il Signore in mezzo a noi? Non ci coglierà alcun male». [12]Perciò, per causa vostra, Sion sarà arata come un campo e Gerusalemme diverrà un mucchio di rovine, il monte del tempio un'altura selvosa.  (Michea, 3)


avevamo trattato della commissione presieduta da Ratzinger, dal 1997 al 2003, per lo studio delle catechesi eretiche Neocatecumenali, in cui ci fu' come risultato, l'edizione di un testo contenuto in un libro a sostituzione delle 3100 pagine delle catechesi eretiche Neocatecumenali poi sparito, lo stesso eretico Kiko lo racconta:

DICHIAZIONI DI KIKO ARGUELLO  NELLA CATECHESI DI SPAGNA:
Annuncio della Quaresima 2006 - 22 febbraio di 2006, Parole di Kiko Arguello Pag 4 e 5:




… Come! II Santo Padre dice che i vescovi devono ubbidire ad un laico e ad una donna, seguendo le indicazioni degli iniziatori? E quali sono le indicazioni degli iniziatori? Capite? Notate e ricordate quello che fece il Papa. La Santa Sede ci disse che dovevano sapere quali sono quelle indicazioni, e hanno detto che dovevano studiare tutto ciò che predica il Cammino. Allora, la Dottrina della Fede doveva studiare le nostre catechesi o, per lo meno, sapere quello che predichiamo. In principio, il Cardinal Ratzinger aveva ricevuto tramite Mons. Cordes, alcuni libri di certi signori che affermano tuttora che siamo eretici, come un certo ZoffoIi, passionista, che prese il testo e tirandolo fuori dal contesto diceva: "Nella pagina 37 Kiko dice o Carmen dice...", e prendendo quella Frase fuori dal contesto scriveva 5 pagine dicendo assurdità. Ci sono molti libri su quel filone ... Gli zoffoliani - i seguaci di Zoffoli - quando andavamo a fare catechesi distribuivano opuscoli dove si raccontano le eresie di un tale [Ovviamente questa è la sua versione ad intra]

...Inoltre Zoffoli scrisse un libro: "Eresie di Kiko Arguello" e un altro: "Catechesi di Giovanni Paolo II e catechesi di Kiko Arguello", etc., come se questo conflitto esistesse. Allora la Santa Sede che ci vuole aiutare, ci chiese se potevamo elaborare una sintesi teologica. io dissi: una sintesi, mamma mia, una sintesi teologica di quello che predica il Cammino! Perché eravamo spaventati : se davamo i testi alla Dottrina della Fede non sapevamo come potevano rispondere, (come questo passionista che bastava che lo leggesse fuori dal contesto affinché trovasse dappertutto eresie, o cose così assurde), allora io dicevo: come facciamo? - Allora sceglietevi un gruppo di teologi che si siedano, e che mettano per iscritto quello che voi predicate. Allora prendemmo Emiliano, chiamammo Ricardo Blazquez, chiamammo un gruppo... e poverini !, si sono messi a scrivere un testo così, grosso, un libretto cosi, e la Santa Sede ha cominciato a rispondere male a quel Libro: ed ora che mancava questo, e mancava quest'altro...

ma bene, alla fine, dopo cinque anni giunsero alla conclusione che questo libretto era passabile e dove si metteva un po' di quello che diciamo della sessualità, della croce gloriosa, ecc... Era una specie di riassunto fatto da Emiliano con alcuni altri teologi. Io dicevo: "E quello che cos'e? A cosa serve questo?". "Ah, la Santa Sede vuole sapere se questo è quello che predicate e se ci credete". Io dissi: "Crediamo in quello che dice il Catechismo!". Non vi raccontiamo le sofferenze che abbiamo vissuto in tutti questi anni. Vi dico solo, come aneddoto che quando abbiamo terminato questo libretto, e la Santa Sede stava per riconoscerlo - non vi ho raccontato mai questo - risulta che monsignore Bertone, il segretario, ci disse che questo Libro sarebbe stato il Direttorio Catechetico dei catechisti.

Come? Cioè, dobbiamo togliere la nostra catechesi e questo mattone, così grosso, fatto per un teologo è quello che devono studiare i catechisti? Sì, sì, questo! Cioè, ci hanno detto che volevano sapere quale e la nostra teologia ma, non ci hanno detto che questa sarebbe stato il Direttivo. Insomma, potete immaginare... ci danno appuntamento per l'incontro dell'approvazione di questo libretto e, affinché la Santa Sede dicesse che non siamo eretici, che si trattava di tutto questo, abbiamo I'incontro col cardinale Ratzinger. E, Carmen può confermare, in quella situazione Dio mi diede coraggio ... Dico al cardinale Ratzinger: "io quel libro non lo riconosco!". Dice Ratzinger: "Come ha detto? Che non riconosce questo libro? Da cinque anni lavoriamo ed ora lei dice che non lo riconosce? Ma lei..., perche allora la Chiesa si disinteressa di voi.. "Io in questo Libro non riconosco il CNC! Quella è una tesi fatta male".

Dissi questo davanti a Ratzinger. Ratzinger fu bravissimo, un altro mi avrebbe cacciato dal suo ufficio. Noi pensavamo fosse una sintesi teologica fatta da Emiliano che ha fatto quello che ha potuto, poverino, ma non c'e chi possa leggerglielo. Inoltre, quel libro è già sparito; è come una tesi dottorale, un mattone (nel senso di gran volume) così di Teologia, dicendo un po' quello che dice la Chiesa sull'ecclesiologia, la cristologia. Potete immaginare se quelle erano le nostre catechesi... ecc.


si ha la certezza che il Cammino Neocatecumenale adoperera', per la sua nefasta attivita', le catechesi eretiche, 3100 pagine, da loro sempre usate con le cosidette correzioni a fine di ogni pagina con i riferimenti al Catechismo della Chiesa Cattolica, e qui' ne abbiamo un esempio:

In secondo luogo ci si chiede se non doveva essere la Congregazione della Dottrina della Fede ad approvare le catechesi CN, dato che ne ha la competenza, e non il Pontificio consiglio per i Laici, che questa competenza non ha.

...“Sappiamo che il Papa vuole ora che anche le catechesi diventino pubbliche, indipendentemente dagli studi degli altri dicasteri: un desiderio, quello del Santo Padre, – dice Kiko – che ci è stato confermato dal Segretario sostituto di Stato, mons. Filoni”. “Non sappiamo con quali tempi, dunque, ma presto la pubblicazione degli Orientamenti alle equipes di catechisti sancirà l’ultima fase del percorso di approvazione dei contenuti teologici del Cammino”. “Ad esaminare le nostre catechesi – continua Kiko – fu una Commissione presieduta da mons. Tarcisio Bertone, all’epoca segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, affiancata da una nostra Commissione. Hanno rivisto tutto, e approvato tutto”.

Queste dichiarazioni infine, oltre a non corrispondere alla realtà dei fatti accaduti,  confermano il fatto ormai pubblico che Kiko Arguello e la sua cerchia più ristretta (compresi Cardinali, Vescovi e Sacerdoti compiacenti), usino il Suo nome in maniera indebita, facendo credere che Lei sia favorevolissimo alle loro evidentissime eresie.
Noi almeno speriamo e preghiamo Dio che l’uso del Suo Nome sia realmente stato fatto in modo arbitrario e che queste affermazioni non abbiano invece un reale fondamento …. diciamo questo perché nella nostra precedente lettera noi, con profondo scandalo, le denunciavamo, Santità, che Kiko andava dicendo che ci sarebbe stata una festa in Vaticano, nel corso della quale il Papa avrebbe approvato gli Statuti del Cammino, riconoscendolo ufficialmente come una realtà ecclesiale cattolica, la qual cosa ci sembrava talmente assurda da pensare che fosse una delle solite bugie dell’Arguello, ma purtroppo non era così: Kiko stava semplicemente anticipando quello che lui già sapeva con certezza, cioè la notizia che erano in atto degli “accordi” con la Santa Sede per approvare il Cammino ed infatti c’è stato l’infausto evento del 10 Gennaio 2009.
Ora, Santità, che cosa dobbiamo pensare di frasi come queste:
“Sappiamo che il Papa vuole ora che anche le catechesi diventino pubbliche, indipendentemente dagli studi degli altri dicasteri: un desiderio, quello del Santo Padre, – dice Kiko – che ci è stato confermato dal Segretario sostituto di Stato, mons. Filoni”.
“Non sappiamo con quali tempi, dunque, ma presto la pubblicazione degli Orientamenti alle equipes di catechisti sancirà l’ultima fase del percorso di approvazione dei contenuti teologici del Cammino”?? 
Veramente dobbiamo aspettarci che tra breve tempo, dopo aver approvato l’iniquo Statuto di questa setta, verranno anche “approvate” come cattolicamente ortodosse le miscredenti aberranti catechesi di Kiko Arguello e di Carmen Hernandez, piene di eresie protestanti, giudaiche, e gnostico-cabalistiche, piene di sottilissime negazioni di Cristo, della sua Croce, della Sua Redenzione, del Suo Sacrificio salvifico realizzato sul Calvario e su ogni santo Altare e tutte piene di derisione del Santo Timore di Dio come quando si afferma, tanto per fare un esempio, che il Sacratissimo Cuore di Gesù, con cui Nostro Signore volle manifestarsi a Santa Margherita Maria Alacoque, sarebbe “un Dio di cartapesta che non esiste” ???
Veramente dobbiamo credere che Lei, Santità, desidera la pubblicazione di quel cumulo di errori dottrinali “indipendentemente dagli studi degli altri dicasteri???
Veramente dobbiamo aspettarci con sommo orrore che questa pubblicazione “sancirà l’ultima fase del percorso di approvazione dei contenuti teologici del Cammino” ??
E magari aspettarci anche – come Kiko affermò a Madrid nel 2006 – che  “… una volta pubblicate, quelle catechesi, diverranno presto IL DIRETTORIO CATECHETICO PER TUTTA LA CHIESA CATTOLICA” ???
Ma veramente la Santa Chiesa Cattolica sarà disposta a vendere “per trenta denari” il suo sacro depositum fidei, e permettere a questo figlio della Menzogna di creare un “Nuovo Catechismo  della Chiesa Kikiana” valido per tutte le diocesi, per tutte le parrocchie, per tutti i credenti cattolici da oggi in poi, in una parola “per la nuova evangelizzazione” ???
In verità davvero codeste catechesi dovrebbero essere finalmente rese note a tutti, visto che da ormai troppi anni esse sono conosciute e “protette” col nascondimento dalle Sedi competenti, ma rese pubblicamente note accompagnate però con un documento ufficiale che ne manifesti  tutte le storture, affinché tutto l’orbe cristiano sappia riconoscere COSA NON VA PREDICATO, ciò che NON E’ catechesi cristiana, e ancora meno cattolica!  
Ma nonostante sia evidente che la dottrina di Kiko Arguello sia totalmente eretica codesto personaggio è stato invitato come Relatore durante il recente Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio e gli è pure stata consegnata una Laurea ad honoris causa, che forse sarebbe meglio definire una Laurea ad HORRORIS causa!
Il fatto che una realtà venga ufficialmente approvata come “ecclesiale” prima che sia stata approvata la dottrina su cui si basa, già ha dell’incredibile, ma ciò è esattamente quello che sta accadendo con il Cammino Neocatecumenale al  quale è stato permesso di seguire un iter di crescita e di affermazione del tutto contrario alla prassi stabilita da sempre nella Chiesa: prima dovrebbe esserci l’eventuale accettazione dell’impostazione dottrinale, poi l’approvazione di uno statuto, infine il permesso di erigere le strutture formative come i seminari; in questo caso è accaduto l’esatto contrario: sono sorti prima i seminari, senza averne la dottrina approvata, nei quali non si sapeva bene neanche cosa veniva insegnato … poi c’è stata l’approvazione arbitraria di uno statuto definitivo senza che venisse prima accettata la dottrina a cui quello statuto continuamente si riferisce … ed infine – Dio protegga la Chiesa da una tale tragedia!

Ora ne abbiamo la conferma: la Chiesa è stata venduta per trenta denari! Sì, quelli dell'eretico Kiko Arguello & Company........ SCANDALOSO!!...

sabato 29 gennaio 2011

Mons. Lefebvre aveva consacrato la sua vita per la Chiesa, per Roma, per il Papato, viveva per essa e per Lui servire la Chiesa voleva dire salvare le anime.

Messa pontificale ad Albano. A sinistra di Mons. Lefebvre: don Emanuelea cura di Marco Bongi
Presentiamo il resoconto di un interessante colloquio con uno dei primi collaboratori di mons. Marcel Lefebvre. Don Emanuel Du Chalard, noto per essere stato il pioniere della presenza FSSPX in Italia e per aver sempre mantenuto contatti diplomatici informali fra la Fraternità e Roma, ci descrive alcuni aspetti della personalità del fondatore, uscendo, forse per la prima volta, dal suo proverbiale ed umile riserbo.
*   *   *
Don Emanuele, Lei è stato uno dei primi sacerdoti ordinati da mons. Lefebvre dopo la fondazione della FSSPX. Gli è poi stato vicino per molti anni. Ci può brevemente descrivere la sua personalità nella vita quotidiana, al di là dei momenti pubblici?
Prima di tutto mons. Lefebvre fu per noi un padre e un esempio. Sempre attento a tutto anche ai più piccoli dettagli. Voleva che il seminario fosse semplice ma pulito e ordinato. Viveva in seminario come noi, seguiva lo stesso orario, era sempre presente a tutte le preghiere comunitarie, prendeva i pasti in refettorio con i seminaristi, non chiedeva mai niente di speciale per lui. D’altra parte non gli piacevano i favoritismi. Era molto attento alle persone, sempre pronto ad ascoltare i seminaristi, si poteva andare a trovarlo nel suo ufficio quando si voleva, sembrava che non avesse mai altre cose da fare. Fu un esempio di disponibilità. Aveva sempre una grande attenzione per gli ospiti, una conversazione gradevole e gli piaceva l’umorismo o la battuta. Trasmetteva un senso di gioia oltre che di pace e serenità. Era un uomo buono, ma era soprattutto un sacerdote e un Vescovo vicino a tutti. Per vederlo o avere un appuntamento non era difficile: non aveva un segretario privato, si gestiva tutto da solo, appuntamenti, corrispondenza, organizzazione dei viaggi.
Il suo stile di vita fu un esempio per noi tutti. E possiamo serenamente affermare che la Fraternità San Pio X ha improntato il suo modo di vivere più sull'esempio del suo fondatore che traendolo dal suo insegnamento.
Mons. Lefebvre missionario in AngolaCi può raccontare qualche aneddoto inedito da lei vissuto accanto a mons. Lefebvre?
Non saprei, ma posso affermare che più ho conosciuto e frequentato mons. Lefebvre, soprattutto nel contesto romano, più mi sono reso conto che era davvero un grande uomo di Chiesa. Ben pochi hanno avuto la sua esperienza maturata dalle responsabilità ricevute. Conosceva la Curia Romana e i suoi meccanismi alla perfezione. Praticamente, per una ragione o per un'altra, aveva frequentato tutti i dicasteri vaticani. Non solo conosceva bene la Chiesa e i suoi problemi ma aveva di essa una visione di fede e soprannaturale. Tutto ciò faceva di lui un ecclesiastico di gran statura.
Lei accompagnò spesso mons. Lefebvre nelle sue visite in Vaticano. Con quale animo venivano vissuti tali momenti, come si conciliava in lui l'amore per la Roma cattolica ed il desiderio di difendere la dottrina di sempre, spesso contraddetta dalle medesime autorità?
Mons. Lefebvre aveva consacrato la sua vita per la Chiesa, per Roma, per il Papato, viveva per essa e per Lui servire la Chiesa voleva dire salvare le anime. Per questo la crisi post-conciliare fu da lui vissuta come un dramma. Il senso missionario era iscritto profondamente nella sua anima. Possiamo dire che la sua reazione davanti alla crisi della Chiesa fu determinata dalla consapevolezza di quali fossero i veri bisogni anime. Se la fede non è più trasmessa, le anime non possono salvarsi.
Mi ricorderò sempre della sua reazione all’annuncio della prima giornata di Assisi dell’ottobre 1986. Di passaggio ad Ecône, ero nel suo ufficio, e gli dissi quello che si sussurrava su questo progetto. Egli si mise la testa fra le mani e disse con tono molto addolorato: “E’ la distruzione della missione”. Era la sua anima profondamente missionaria chi reagiva.
Ho sempre constatato in lui un grande rispetto per la gerarchia ecclesiastica. Forse la sua timidezza e anche questo rispetto, facevano sì che se un Cardinale nella conversazione affermava un errore o diceva cose sbagliate, generalmente Monsignore taceva e non parlava più. Per lui era inconcepibile che un uomo di Chiesa potesse parlare così. E uscito dall’incontro mi diceva “Ma come è possibile che il Cardinale possa affermare queste cose!” Era sbalordito.
Fu per lui una tragedia certamente il trovarsi in opposizione con Roma e con il Papa. Lui che per decenni fu incoraggiato dal Papa per il suo apostolato in Africa, non concepiva come non potesse più lavorare nello stesso spirito e con lo stesso zelo. Qualche cosa era cambiato con il Concilio. In tali situazioni fu solo la sua gran fede a guidarlo, e fu una fede fino all’eroismo. Pagò con la sua persona.
Nella fede infatti c’è un ordine. La Chiesa è al servizio della Verità (Verità soprannaturale), la Chiesa è la guardiana della Verità, non fa la Verità e non può cambiarla. Poi essa deve trasmetterla nella sua integralità. La Chiesa è anche al servizio delle anime, e ha la responsabilità della loro salvezza. Tutto il resto deve essere ordinato in funzione della Fede e della salvezza delle anime.
Furono questi concetti che guidarono monsignor Lefebvre in questi anni di difficoltà con Roma. Egli era persuaso che un giorno Roma ringrazierà la Fraternità per la sua difesa della fede e per tutti i sacrifici fatti. Io personalmente sono convinto che un giorno la Chiesa riconoscerà la fede eroica di questo Vescovo.
Accanto a Mons. Lefebvre, padre SchmidbergerLei fu accanto a mons. Lefebvre anche nel momento in cui decise di ordinare i quattro vescovi della FSSPX. Come vennero vissuti quei giorni? Quale fu il fatto decisivo che lo portò a questa difficile scelta?
Non fui il solo sacerdote a seguire da vicino questo momento delicato dell'esistenza di Monsignore e della vita interna alla Fraternità. Penso che padre Franz Schmidberger, che era allora il Superiore Generale e i quattro che furono consacrati Vescovi, potrebbero testimoniare meglio di me. Ci furono essenzialmente tre tappe per questo cammino: la decisione di consacrare, quando farlo e infine la consacrazione stessa.
La prima tappa fu lungamente preparata con una riflessione personale sulla crisi della Chiesa. molto probabilmente chiese pareri a persone competenti e soprattutto pregò molto. Si sa, ad esempio, che per almeno un anno Monsignore si alzò tutte le notti per pregare un’ora davanti al Santissimo Sacramento allo scopo di avere le grazie necessarie per capire quello che doveva fare. L’ho sentito dire: “Potrei lasciare le cose come sono, e poi il Signore provvederà per il futuro della Fraternità, ma il Signore mi potrebbe dire anche il giorno del giudizio: ha fatto tutto quello che poteva come Vescovo?” Al mio umile avviso sarebbe sbagliato pensare che Monsignore abbia preso questa decisione solo per la Fraternità e il suo avvenire.
Certamente, egli vedeva piuttosto il bisogno della Chiesa in generale e ritenne, in coscienza, che questo passo era necessario per un ritorno della Tradizione, specialmente attraverso il rinnovamento di un sacerdozio autentico.
Questa fu la prima tappa e, una volta presa la decisione, ci fu per lui come un senso di sollievo perché aveva capito con chiarezza che quella era la volontà del Signore.
La seconda tappa riguardò il quando procedere a tali consacrazioni episcopali. La soluzione del problema venne a seguito di una successione di avvenimenti. Prima volle ancora tentare con Roma la possibilità di vedere che cosa si potesse fare: incontri con il Cardinale Ratzinger, poi visita canonica con il Cardinale Gagnon, quindi la commissione fra la Santa Sede e la Fraternità, infine il famoso protocollo del 5 maggio 88.
Tutto ciò non avrebbe tuttavia permesso di continuare con serenità la sua opera, anche se Monsignore riconosceva che nel protocollo la Santa Sede faceva delle concessioni importanti come l’uso dei libri liturgici tradizionali.
Certamente inoltre un fatto non secondario era la sua età avanzata. Capiva che non poteva più continuare a viaggiare per impartire le Cresime e fare le ordinazioni. E così prese la decisione di consacrare quattro vescovi il 30 giugno 1988.
La terza tappa la conosciamo tutti. Fu vissuta con un po’ di tensione, a causa di alcune minacce e della gran folla di giornalisti venuti da tutto il mondo.
Con la Principessa Pallavicini ad AlbanoAggiungo, a tal proposito, due considerazioni. La prima concerne la serenità e la pace che ha accompagnato Monsignore in tutte e tre le tappe e che seppe sempre comunicare a quelli che gli erano vicino. L’altra considerazione riguarda la sua determinazione. Una volta presa una decisione, più niente lo fermava. Prima delle consacrazioni ha avuto tante pressioni da Roma e da altri ambienti, affinché rinunciasse. Questo mi ricorda come avesse mantenuto il medesimo comportamento in occasione della conferenza tenuta nel giugno 1977 a Roma, nel palazzo della principessa Pallavicini. All’epoca ci fu una forte pressione mediatica dei giornali italiani, e delle visite di diverse personalità, ma niente e nessuno lo avevano fermato. Non era un uomo precipitoso nelle sue decisioni. Quando però le decisioni erano state assunte, soprattutto se erano sofferte, più niente lo fermava.
E' vero che l'incontro di Assisi del 1986 rappresentò un elemento importante che spinse mons. Lefebvre alla scelta delle consacrazioni episcopali?
Non direi che l’incontro d’Assisi fu l’elemento decisivo. Esso rappresentò piuttosto un segno evidente, e sotto gli occhi di tutti, della gravità della crisi. Indicava infatti con chiarezza dove potevano portare le novità del Concilio Vaticano II. L’Osservatore Romano all’epoca aveva giustificato Assisi con il Concilio. Ecco dove portava la famosa libertà religiosa e l’ecumenismo del Concilio, al di là di tutte le interpretazioni artificiose che si intesero dare a tale evento.
In fin dei conti la crisi attuale porta all’apostasia e ciò che viviamo oggi, la rende ancora più evidente che nel 1988.
Mons. Lefebvre le parlò mai del suo incontro con padre Pio? Alcuni autori in proposito raccontano che in tale occasione il santo di Pietralcina rimproverò mons. Lefebvre, altri lo negano. Lei ne sa qualcosa di più?
Monsignore era molto discreto su tutto quello che aveva fatto e faceva. Ma su questo punto, ci ha precisato che l’incontro fu molto breve. Chiese a Padre Pio di pregare per il capitolo generale della congregazione dei missionari dello Spirito Santo della quale era allora il Superiore Generale. Era infatti molto preoccupato e chiese una benedizione. La risposta di Padre Pio fu: E’ lei che deve benedirmi. Non ci furono altre parole. Contro le dicerie sul fatto che padre Pio avrebbe detto che Monsignore sarebbe stato all'origine di uno scisma, abbiamo potuto avere la testimonianza dei due sacerdoti che l’avevano accompagnato a San Giovanni Rotondo. Tali testimonianze confermano quello che Monsignore ha sempre detto su questo incontro.
In visita alla casa natale di San Pio X a RieseAnche nei momenti più difficili mons. Lefebvre mantenne rapporti di amicizia con alcuni alti prelati. Ci può dire qualcosa in proposito, specialmente rispetto al suo successore a Dakar il Card. Thiandum e al Card. Siri?
Monsignore fu sempre rispettato da molti prelati a Roma. Da una parte per gli incarichi che aveva svolto: Arcivescovo di Dakar, Delegato Apostolico per tutta l’Africa francese, poi Superiore Generale dei Padri dello Spirito Santo, congregazione questa che contava allora cinquemila membri. Egli compì un lavoro enorme, è un fatto che nessuno può negare. Fu rispettato anche perché era un uomo integro, non ricattabile, coerente e poi parecchi sapevano che in fondo aveva ragione, mentre loro non avevano avuto il suo coraggio per delle questioni di opportunità. Essere criticato, ingiuriato, disprezzato, umiliato, condannato, considerato come fuori della Chiesa, scomunicato, e accettarlo per amore di Gesù Cristo e della sua Chiesa non è dato a tutti.
Il Cardinale di Dakar, mons. Thiandium fu certamente uno dei più coraggiosi. Aveva una grande ammirazione per Monsignore, gli doveva tutto, sacerdozio, episcopato e possiamo dire anche cardinalato in quanto, in un certo senso, gli aveva preparato la strada. Non fu soltanto per questo che il Cardinale stimava mons. Lefebvre; conosceva le sue qualità e l’aveva visto all’opera a Dakar. So che il Cardinale è intervenuto presso Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II in favore di mons. Lefebvre. In occasione del Sinodo sulla famiglia aveva organizzato un incontro fra il Cardinale Ratzinger, mons. Lefebvre e lui stesso. Ci furono anche alcuni incontri con il Cardinale Siri, ma non saprei dire in quale clima si svolsero.
Poi, fu sempre ricevuto dai Cardinali Oddi e Palazzini.
1980: Messa pontificale a VeneziaA quanto le risulta mons. Lefebvre ebbe esperienze mistiche?
Se certamente Monsignore fu un uomo molto aperto, amabile e di facile approccio, era però molto discreto su quello che aveva fatto per esempio in Africa. Raccontava volentieri delle storie di avventure nella savana ma non il suo operato. Un giorno ho chiesto a sua sorella carmelitana, Madre Marie Christiane se sapesse qualche cosa dell’apostolato in Africa, mi ha risposto: ogni volta che ho chiesto a mio fratello notizie su quello che faceva come missionario o Vescovo, lui cambiava discorso.
Essendo stato lui sempre molto riservato circa la sua persona, sarei incapace di dire se ha avuto esperienze mistiche. So con certezza che pregava molto soprattutto quando aveva delle difficoltà da risolvere, e d’altra parte di quel sogno nella cattedrale di Dakar sulla restaurazione del sacerdozio al quale fa allusione all’inizio dell’Itinerario Spirituale, libro che consideriamo un po’ come il suo testamento. Che tipo di sogno era però non lo sappiamo.
Alcuni giornalisti hanno sostenuto che mons. Lefebvre, negli ultimi giorni di vita, fosse angosciato e, in un certo senso, "pentito" di alcuni suoi gesti. Le risulta? Quando fu l'ultima volta che lo vide?
Da quello che io posso sapere, Monsignore non si è mai pentito di quello che ha fatto. Personalmente ho avuto la grazia di passare una settimana con lui un mese prima della sua morte, tre giorni in Sardegna e tre giorni in Toscana. Lo ho ancora visto in ospedale a Martigny, per un'ora, una settimana prima della sua scomparsa e prima dell’intervento chirurgico a cui fu sottoposto. Posso testimoniare che era molto sereno, mi ha parlato della Fraternità, dei fedeli e più volte ha anche scherzato.

Una storia per immagini dei 40 anni della Fraternità (1970-2010): la sua creazione, i suoi combattimenti e il suo sviluppo...
Il video è stato realizzato all'occasione del Convegno di Rimini e della venuta di Mons. Fellay.

1° parte [15']

 

2° parte [13']

 

3° parte [8']

venerdì 28 gennaio 2011

Alla fine dell’incontro, Padre Pio abbracciò Don Villa e gli disse: «Coraggio, coraggio, coraggio! Perché la Chiesa è già invasa dalla Massoneria » aggiungendo: «La Massoneria è già arrivata alle pantofole del Papa ». (Paolo VI!)


a cura dell’Ing. Franco Adessa:
Su richiesta di molte persone
dall’Italia e dall’estero, e dopo più di vent’anni
di collaborazione con questo coraggioso Sacerdote,
ho deciso di scrivere questa
breve biografia di Don Luigi Villa,
perché ritengo non sia più possibile tacere sulla
indescrivibile e interminabile persecuzione
subìta da questo anziano, fedele e
incorruttibile Ministro di Dio!
Padre Pio chiamò Don Luigi e lo fece entrare nella sua cella. Qui, rispose alle sue 12 domande e gli parlò per oltre una mezz’ora, dandogli un incarico: dedicare tutta la sua vita per difendere Chiesa di Cristo dall’opera della Massoneria, soprattutto quella ecclesiastica.

Ecco da chi ha ricevuto il mandato di scovare i massoni ecclesiatici, Don Luigi Villa...Cosi' i tanti denigratori e i pusillanimi si tapperanno la bocca sull'attendibilita' delle sue denuncie.

 CHIESAVIVA.COM 

CHIESAVIVA.ORG

L'Angelo poi le soggiunse: “Ma io voglio farti vedere il luogo dove Martin Lutero è condannato e la pena che subisce in castigo del suo orgoglio”.

Suor Serafina Micheli e la visione di Lutero all'Inferno
Pontifex.RomaNel 1883 Suor Maria Serafina Micheli (1849-1911) che sarà beatificata a Faicchio in provincia di Benevento e diocesi di Cerreto Sannita il 28 maggio 2011, fondatrice dell’Istituto delle Suore degli Angeli, si trovava a passare per Eisleben, nella Sassonia, città natale di Lutero. Si festeggiava, in quel giorno, il quarto centenario della nascita del grande eretico ( 10 novembre 1483) che spaccò l’Europa e la Chiesa in due, perciò le strade erano affollate, i balconi imbandierati. Tra le numerose autorità presenti si aspettava, da un momento all’altro, anche l’arrivo dell’imprenditore Guglielmo I, che avrebbe presieduto alle solenni celebrazioni. La futura beata, pur notando il grande trambusto non era interessata a sapere il perché di quell’insolita animazione, l’unico suo desiderio era quello di cercare una chiesa e pregare per poter fare una visita a Gesù Sacramentato. Dopo aver camminato per diverso tempo, finalmente, ne trovò una, ma le porte ...
... erano chiuse. Si inginocchiò ugualmente sui gradini d’accesso, per fare le sue orazioni. Essendo di sera, non s’era accorta che non era una chiesa cattolica, ma protestante. Mentre pregava le comparve l’angelo custode, che le disse: “ Alzati, perché questo è un tempio protestante”. Poi  le soggiunse: “Ma io voglio farti vedere il luogo dove Martin Lutero è condannato e la pena che subisce in castigo del suo orgoglio”.
Dopo queste parole vide un’orribile voragine di fuoco, in cui venivano crudelmente tormentate un incalcolabile numero di anime. Nel fondo di questa voragine v’era un uomo, Martin Lutero, che si distingueva dagli altri: era circondato da demoni che lo costringevano a stare in ginocchio e tutti, muniti di martelli, si sforzavano, ma invano, di conficcargli nella testa un grosso chiodo. La suora pensava: se il popolo in festa vedesse questa scena drammatica, certamente non tributerebbe onori, ricordi, commemorazioni e festeggiamenti per un tale personaggio. In seguito, quando le si presentava l’occasione ricordava alle sue consorelle di vivere nell’umiltà e nel nascondimento. Era convinta che Martin Lutero fosse punito nell’Inferno soprattutto per il primo peccato capitale, la superbia.
L’orgoglio lo fece cadere nel peccato capitale, lo condusse all’aperta ribellione contro la Chiesa Cattolica Romana. La sua condotta, il suo atteggiamento nei riguardi della Chiesa e la sua predicazione furono determinanti per traviare e portare tante anime superficiali ed incaute all’eterna rovina. Se vogliamo evitare l’Inferno viviamo nell’umiltà. Accettiamo di non essere considerati, valutati e stimati da quelli che ci conoscono. Non lamentiamoci, quando veniamo trascurati o siamo posposti ad altri che pensiamo siano meno degni di noi. Non critichiamo mai, per nessun motivo, l’operato di coloro che ci circondano. Se giudicheremo gli altri, non siamo neppure cristiani. Se giudichiamo gli altri, non siamo neppure noi stessi.
Confidiamo sempre nella grazia di Dio e non in noi stessi. Non preoccupiamoci eccessivamente della nostra fragilità, ma del nostro orgoglio e presunzione. Diciamo spesso col salmista: “Signore, non si inorgoglisce il mio cuore e non si leva con superbia il mio sguardo; non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze” (Salm. 130). Offriamo a Dio il nostro “nulla”: le incapacità, le difficoltà, gli scoraggiamenti, le delusioni, le incomprensioni, le tentazioni, le cadute e le amarezze di ogni giorno. Riconosciamoci peccatori, bisognosi della sua misericordia. Gesù, proprio perché siamo peccatori ci chiede solo di aprire il nostro cuore e di lasciarsi amare da Lui. E’ questa l’esperienza di San paolo: “La mia potenza, infatti, si manifesta pienamente nella debolezza.
Mi vanterò, quindi, ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo” (2 Cor. 12,9). Non ostacoliamo l’amore di Dio nei nostri riguardi col peccato o con l’indifferenza. Diamogli sempre più spazio nella nostra vita, a vivere in piena comunione con Lui nel tempo e nell’eternità.
Don Marcello Stanzione

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Falso ecumenismo. La nuova chiesa conciliare si muove verso la riabilitazione e incensazione dell'eretico e scismatico Martin Lutero.

mercoledì 26 gennaio 2011

ASSISI 2011 Continuità con la Tradizione o continuità col modernismo anticattolico?


Fonte : Unavox



Una bella domanda!

Certo è, che l’annuncio dato da Benedetto XVI sul fatto che il prossimo ottobre convocherà i rappresentati di tutte le religioni ad Assisi per la commemorazione del 25° anniversario della prima giornata di preghiera indetta nella stessa città da Giovanni Paolo II, ha sorpreso molte persone.
Soprattutto ha sorpreso il fatto che il Papa intenda commemorare personalmente quel primo incontro interreligioso a cui, da Card. Ratzinger, non volle partecipare.
Evidentemente il Card. Ratzinger è cresciuto spiritualmente in questi 25 anni, non solo per l’elevazione al Soglio Pontificio, ma soprattutto per l’acquisita consapevolezza che Assisi 1986  è stata veramente una delle più importanti iniziative ecumeniche intraprese da Giovanni Paolo II.
In 25 anni si potrà pur cambiare opinione! Soprattutto per un papa!


Ciò che stupisce è che il Card Ratzinger, oggi Benedetto XVI, abbia cambiato opinione su una iniziativa che comporta il coinvolgimento del Vicario di Cristo in un incontro ufficiale di “preghiera”, di portata planetaria, con i rappresentanti delle false religioni, degli idolatri, dei negatori di Cristo, dei bestemmiatori di Gesù e Maria.
Se stupì 25 anni fa l’iniziativa di Giovanni Paolo II e sconcertò perfino diversi vescovi e inquietò tanti cardinali, compreso il Card. Ratzinger, ancor più stupisce l’attuale iniziativa di Benedetto XVI che di fatto decide di reiterare lo stupore, lo sconcerto, l’inquietudine… incurante di suscitare l’indignazione di non pochi cattolici.

D’altronde, a ben riflettere, è possibile pensare che nel 1986 Giovanni Paolo II abbia fatto tutto da sé senza interpellare il suo Prefetto dell’ex Sant’Uffizio? Sembra davvero inverosimile, mentre sembra verosimile che dopo aver concordato tutto col Papa, il Card. Ratzinger si sia reso conto che, come al solito e come accade continuamente anche oggi, la Curia e i vescovi avevano preso il sopravvento, e mentre Giovanni Paolo II avrebbe fatto buon viso a cattivo giuoco, per così dire, il Card Ratzinger, che poteva, si astenne dal partecipare allo scempio.
Pilato docet!

Ora, ci chiediamo, stavolta sarà in grado Benedetto XVI di impedire ogni deviazione, ogni eccesso, ogni arbitrio?
Chi conosce, anche poco, l’andazzo della Curia romana e delle Curie vescovili sa benissimo come sono andate le cose in questi ultimi cinque anni.
Ergo…



Assisi 1986 - Si prega
Detto questo, resta da valutare il senso vero di questa nuova iniziativa, guardando appunto alla prima, del 1986, e alla seconda, del 2002.
Di cosa si è trattato? Di un congresso delle religioni!
Già… sembra incredibile… ma proprio di questo si è trattato: di un’assemblea, di un congresso, di un parlamento di tutte le religioni del mondo, di tutte le religioni mondane, di tutte le religioni umane, convocate clamorosamente dal capo dell’unica vera Religione divina, dal Vicario di Cristo in persona.
Il minimo che si possa dire è che qualunque fedele, non lusingato dal modernismo e dall’universalismo, non corrotto dalla deriva quarantennale della Gerarchia cattolica moderna, non potrà fare a meno di pensare che si violerà nuovamente il Primo Comandamento.
Già, perché Giovanni Paolo II, pregando compiaciuto ad Assisi il suo vero Dio, mentre intorno a lui i plaudenti rappresentanti delle false religioni si rivolgevano devotamente ai loro falsi dei e ai loro idoli… Giovanni Paolo II violò il Primo Comandamento: Io sono il Signore, tuo Dio, non avere altri dèi di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine... Non ti prostrerai davanti a quelle cose.



Assisi 2002 - Si prega

Non è poco per un papa, non è poco neanche per un semplice fedele, ma è certamente un nonnulla per un cattolico modernista che predica che tutte le religioni sono degne di rispetto, perché fondano la loro autenticità sulla dignità dell’uomo e sulla sua libertà di coscienza. Ed è certamente un piccolo dettaglio per chi, come Giovanni Paolo II, predicava che
“La libertà religiosa costituisce, pertanto, il cuore stesso dei diritti umani. Essa è talmente inviolabile da esigere che alla persona sia riconosciuta la libertà persino di cambiare religione, se la sua coscienza lo domanda.” (Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace per l’anno 1999) (si veda l’articolo che scrivemmo a suo tempo).


Questi sono gli elementi su cui si basa l’annuncio di Benedetto XVI, del quale non si può dire che non sia una persona intelligente e teologicamente preparata.
Ed è da queste premesse che si comprende qual è la vera intenzione di Benedetto XVI, tenendo conto che l’annuncio è stato preceduto dalla pubblicazione del “Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace per l’anno 2011”.
In questo messaggio, Benedetto XVI dice che:
“La libertà religiosa è, in questo senso, anche un’acquisizione di civiltà politica e giuridica. Essa è un bene essenziale: ogni persona deve poter esercitare liberamente il diritto di professare e di manifestare, individualmente o comunitariamente, la propria religione o la propria fede, sia in pubblico che in privato, nell’insegnamento, nelle pratiche, nelle pubblicazioni, nel culto e nell’osservanza dei riti. Non dovrebbe incontrare ostacoli se volesse, eventualmente, aderire ad un’altra religione o non professarne alcuna.” (Libertà religiosa, via della pace, § 5).



Assisi 2002 - Si prega


Lette queste due dichiarazioni, anche a prescindere dalle migliaia di altre espresse dai papi e dai vescovi moderni, come si fa a eludere la seguente riflessione?
Se ognuno è libero di professare la religione che vuole e questo può farlo come vuole, passando pure da una religione ad un altra, è fuori dubbio che questi papi insegnano che la dignità umana e le conseguenti libertà di coscienza e di religione sono i fattori prioritari per la retta condotta di un uomo dignitoso e libero.
E se il cambiare religione, per esempio dal Cattolicesimo all’Induismo, è cosa che deriva direttamente, anche se “eventualmente”, da tale dignità umana con annesse libertà di coscienza e di religione, è evidente che questi papi insegnano che tale dignità umana, e i suoi derivati, meritano il massimo rispetto da parte di tutti i cattolici, laici e chierici, meritano il massimo rispetto da parte dei papi, meritano il massimo rispetto da parte della Chiesa stessa, così che, di fatto, ognuno, che sia cattolico o induista, avrà la santa benedizione degli attuali capi terreni della moderna Chiesa Cattolica.


E se le cose stanno così… di grazia, questi papi perché continuano a mandare i missionari in tutti i paesi del mondo?!?!


Dopo il discorso sulla dignità dell’uomo e i suoi derivati, se la logica non è un’opinione, la missione, seppure comandata da Dio, è in effetti un atto di coercizione psicologica, una indebita interferenza, esattamente uno di quegli ostacoli che non devono esistere, come dice Benedetto XVI, con l’aggravante che viola clamorosamente questa famosa e osannata dignità dell’uomo.
Chi può negare che questi papi affermano, di fatto, che tutte le religioni si equivalgono?
Chi può negare che, pur dichiarando che l’unica via di salvezza è quella di Cristo, questi papi considerano che una religione vale l’altra?


E se le cose stanno così… di grazia, questi papi perché continuano a mandare i missionari in tutti i paesi del mondo?!?!

Che faccia di bronzo andare a casa di qualcuno che vive già religiosamente, adorando, mettiamo, Shiva o Allah, Jina o Mitra, e dirgli che l’unico vero Salvatore è il Signore Gesù.



Assisi 2002 - Si prega


Ci chiediamo:
Dopo tutto questo, è possibile pensare che questi papi, anche in modo inconsapevole, abbiano rinnovato il rinnegamento di Pietro? Sia violando il Primo Comandamento, sia ignorando proprio quel Comandamento di Gesù strettamente legato alla nascita della Chiesa e alla sua Santa Missione:
«Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». (Mt 28, 19-20)
Gesù disse loro: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio. (Mc 16, 15-19)

Cos’è cambiato da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI? Poco o niente!





Assisi 2002 - Si prega
Qui non si vede, ma c'era anche il Card. Ratzinger


L’indifferentismo religioso di Giovanni Paolo II, che avallava decisamente l’“esigenza” di cambiare religione, viene sostituito dall’indifferentismo religioso di Benedetto XVI che afferma che tale esigenza va però considerata “eventuale”… con l’aggravante che il Papa teologo aggiunge alla “eventuale” casistica anche il caso di chi non ne volesse praticare alcuna.

In effetti, questa aggiunta di Benedetto XVI rivela la sua forma mentale, il suo profondo convincimento: il Papa è convinto che la dignità dell’uomo, da cui scaturirebbe la libertà di religione, esige che l’uomo professi una religione, una qualunque, o non ne professi alcuna, perché le due cose sarebbero equivalenti sulla base del bene supremo della pace nel mondo. Ed è quindi logico affermare che quando l’uomo sceglie l’opzione religiosa dev’essere libero di professare qualsiasi religione e dev’essere libero di passare da una religione all’altra, … dopo di che, per perseguire la pace nel mondo e costruire un mondo nuovo più giusto è più umano, questo stesso uomo dovrà farsi sodale di chi della religione non gliene importa un bel niente.



Assisi 2002 - Si prega
Ora, tenuto conto che nel mondo cattolico, a partire dal 2005, si è ampiamente diffuso il convincimento che “oggi, con Benedetto XVI, bisogna ubbidire al Papa senza se e senza ma”, ne consegue che oggi ogni cattolico, sia modernista sia conservatore sia tradizionale, dovrà convenire che tutto ciò che è funzionale al bene supremo della pace nel mondo dev’essere praticato da tutti, e tutti dovranno mettere in essere ogni iniziativa atta a perseguire tale bene supremo: dalla condivisione con i protestanti dell’eresia di Lutero alla scambievole appartenenza religiosa con il residuale e anticristico ebraismo, dalla collaborazione fraterna con l’Islam, l’Induismo e il Buddismo all’annuale convocazione del parlamento delle religioni, tra le quali andranno comprese quelle che, “richieste dalla sua coscienza” vorrà piamente inventarsi chiunque. Senza trascurare che il bene supremo della pace nel mondo deve necessariamente essere perseguito insieme a tutti coloro che non praticano alcuna religione perché non gliene frega niente o perché ritengono che ogni religione sia “l’oppio dei popoli” e violi l’altro caposaldo della salvezza del mondo: l’affermazione della dignità individuale che richiede la totale libertà dell’uomo anche e soprattutto nei confronti di Dio.


Questo sta scritto nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace per l’anno 2011, di Benedetto XVI.


Santità, è sicuro che al prossimo congresso di Assisi, da Lei convocato, non ci sarà pure un rappresentante dell’Anticristo?
Se non c’è già stato nel 1986 o nel 2002?

Perché è fuori dubbio, e Lei lo sa molto bene,
che quella dell’Anticristo è una vera e propria religione,
 “autentica” come le altre convocate ufficialmente,
se non di più.


Domanda:
È per questo che si è incarnato il Figlio di Dio?
È per questo che il Signore Gesù ha fondato la Sua Chiesa?
È per questo che il Signore Gesù chiamò Simone figlio di Giona e gli diede una nuova identità naturale e soprannaturale: « Tu es Petrus, et super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam et tibi dabo claves regni Coelorum. »?


Domande impertinenti?!
NO! Domande cattoliche!


«Signore da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo conosciuto che tu sei il Santo di Dio» (Gv 6, 68-69).

E oggi?

Santo Padre, da chi andremo? Se anche tu subordini le parole di vita eterna al bene supremo della pace nel mondo, di questo mondo che è già stato giudicato, di questo mondo che ha un “principe”, che è Satana (Gv 12, 31).
Santo Padre, chi ci confermerà nella Fede nella vita eterna? Se anche tu relativizzi la lapidaria dichiarazione di Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù» (Gv 18, 36).
Santo Padre, che ne sarà delle nostre anime? Se anche il Vicario di Cristo ci abbandona e si dedica alla salvezza di questo mondo.


Ed ecco allora giungere al galoppo
le truppe della guardia nobile del Papa.


No! Sbagliato!
Nulla di sincretistico, nulla di blasfemo, ma semplicemente l’esigenza di riportare tutti alla religione, qualunque essa sia, perché così diventeremo tutti più buoni e il mondo andrà meglio.
Pagine di contorsionismo teologico per precisare che in realtà l’iniziativa del Papa sarebbe dettata dall’esigenza contingente di sollecitare una più ampia “religionizzazione”, se così si può dire, degli uomini moderni che hanno perduto tutti il senso religioso.
Un’idea geniale!


Se non fosse che, seguendo questo ragionamento, dovremmo riconoscere che Dio è davvero ingenuo, per di più di una ingenuità davvero sconcertante: ha inviato il Suo Figlio in terra, a passare quello che ha passato, per intervenire in un mondo che era già religioso.
Non sapeva, Iddio, che a quel tempo, duemila anni fa, il mondo intero viveva un’adesione alla religione, qualunque essa fosse, in maniera enormemente superiore a quella di oggi?
A che cosa sarebbe servito l’invio del Suo Figlio quando la religione, qualunque essa fosse, c’era già e quando con la sua Onniscienza ben sapeva che dopo duemila anni si sarebbe persa?
E ben sapeva che il Suo Vicario avrebbe finito col convocare il congresso delle false religioni?


Sì… si tratta proprio di una tesi assurda, di una tesi che per di più dimentica colpevolmente che l’Incarnazione del Verbo e la Redenzione erano e sono necessarie, non per salvare il mondo, ma per salvare gli “uomini di buona volontà” dalla dannazione eterna, per permettere loro di acquistare l’“adozione a figli” e rendersi degni del Paradiso.

E allora!?…

Se già duemila anni fa, in un mondo diffusamente religioso fu necessario l’intervento del Figlio di Dio, quanto lo è ancora più oggi in un mondo che è non più religioso?

Altro che congressi delle “religioni”, oggi è diventata necessaria la radicalizzazione della predicazione del Vangelo, una radicalizzazione che ricalchi in toto quella predicata da Nostro Signore stesso: Chi non è come è contro di me! (Lc 11, 23).

Altro che congressi da “volemose bene”… oggi è ancor più necessario predicare alto e forte che chi non sta con Cristo sta con l’Anticristo, pena la perdizione perfino di quelli che potenzialmente sono ancora “uomini di buona volontà”, ma che a causa di iniziative come queste non è escluso che “mangeranno la loro condanna”.

Ma ecco che le stesse guardie nobili del Papa obiettano che il Messaggio del Papa per la pace nel mondo e per la libertà religiosa è dettato da esigenze contingenti particolari,
per esempio dall’esigenza di fermare le stragi dei cristiani che vivono sotto l’imperio di paesi ostili al Cristianesimo.


Certo, questo è comprensibile, ma non si può perseguire un obiettivo simile rinunciando al proprio dovere di stato.

Il Papa, il Vicario di Cristo, ha il dovere di reggere la Chiesa e di confermare i fedeli nella fede, perché la Chiesa e i fedeli stessi possano perseguire al meglio, secondo il comando di Cristo, l’unica suprema legge della Sposa di Cristo: la salus animarum.
La salvezza delle anime!
La salvezza delle anime!
La salvezza delle anime!


Se il Papa, per perseguire il lodevole obiettivo di salvare la vita di centinaia di migliaia di cattolici o di milioni di cristiani, deroga, fosse anche per poco, dal suo dovere, a che serve aver salvato la vita di costoro quando incombe la terribile perdizione delle loro anime?


Che se ne fa la Chiesa, che se ne fa Iddio, di centinaia di migliaia di vite salvate al costo di milioni e milioni di cattolici che, finendo col considerare vere le false religioni e pari ad esse l’unica vera Religione di Dio, consegneranno le loro anime nelle braccia di Satana?


Sta scritto:
«Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà. Che giova infatti all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima?» (Mc 8, 35-36).

Cos’è cambiato da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI? Poco o niente!


L'indù benedice il Vicario di Cristo
I
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DALLA PADELLA
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NELLA BRACE
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Lo stregone benedice il Vicario di Cristo
E allora possiamo dare una risposta alla nostra domanda iniziale:
non v’è dubbio che si persegue e si pratica la “continuità”
………
la continuità col modernismo anticattolico.


Una continuità che si procura addirittura una giustificazione,
così da apparire come un’ineluttabile necessità.
Se Giovanni Paolo II è un “santo”, proprio perché ebbe il santo coraggio di convocare per la prima volta in duemila anni di storia della Chiesa
il santo parlamento delle false religioni …
come poteva esimersi il suo successore dal ricalcare quelle orme di santità?

Ohibò!

E se fosse il contrario?

Se fosse che Giovanni Paolo II è diventato “santo” proprio perché questa sua presunta santità potesse servire da alibi per il suo successore?

Ecco un’altra bella domanda che meriterebbe risposta.




Falso ecumenismo. La nuova chiesa conciliare si muove verso la riabilitazione e incensazione dell'eretico e scismatico Martin Lutero.

Benedetto XVI: "Martin Lutero ha ragione". La riabilitazione cattolica dell'Eretico

L'albero (della discordia?) di Lutero


Siamo veramente sicuri  che l'eretico e scismatico lutero abbia ragione in qualche cosa?, per es:

«La Messa non è un Sacrificio, o l’azione del sacrificatore. Dobbiamo considerarla un sacramento o un testamento. Chiamiamola benedizione, eucarestia, mensa del Signore, memoriale del Signore. Le si dia qualunque altro nome, purché non la si macchi col nome di “Sacrificio”». (Martin Lutero) 

Udienza del Papa a una delegazione della Chiesa Evangelica Luterana Tedesca


Ma chi era Lutero?:

Testo integrale dell'articolo del Sac. Dott. Luigi Villa: "Martin Lutero omicida e suicida", apparso sul numero 258 della Rivista "Chiesa viva".