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martedì 28 maggio 2013

Dannazione eterna? - II...

Commenti settimanali di
di S. Ecc. Mons. Richard Williamson
Vescovo della Fraternità Sacerdotale San Pio X

  25 maggio 2013
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Dannazione eterna? - II

È inutile fingere che qualcuno di noi esseri umani possa riuscire a cogliere il mistero della dannazione di una sola anima, tantomeno di quella della maggior parte degli esseri umani che vivono e muoiono, ma vi sono certe cose che si può dire che rendano più facile accettare che c’è un mistero oltre la nostra umana possibilità di comprensione.

La chiave del mistero è sicuramente l’infinita grandezza, o illimitatezza, di Dio. Se Egli è infinito, offenderLo significa commettere un’offesa che in certo modo è senza limiti. Ma il solo modo per un essere umano finito di soffrire infinitamente è quello che la sofferenza non abbia limiti o fine nel tempo. Quindi c’è una certa proporzione tra ogni grave offesa commessa contro Dio e la punizione eterna.

Per quanto riguarda l’infinità o l’illimitatezza di Dio, non è troppo difficile per la nostra ragione coglierla in astratto. Esistono effetti tutt’attorno a noi che richiedono una causa. Ma una catena di cause non può prolungarsi per sempre più che una serie indefinita di anelli di una catena possa sostenersi senza un aggancio superiore. Quindi deve esistere una Causa Prima, che noi chiamiamo Dio. Ma se questa Causa Prima fosse composita, o costituita da parti messe insieme, qualcuno o qualcosa avrebbe dovuto mettere insieme queste parti, e sarebbe stato anteriore alla Causa Prima – cosa impossibile. Quindi Dio non è in alcun modo composito, Egli può solo essere semplice e pura Esistenza. Ora, l’esistenza, di per sé e come tale, non è limitata. Dunque ogni limite all’esistenza di Dio avrebbe dovuto essere posta a Lui da un previo limitatore - cosa ancora impossibile. Pertanto, la Causa Prima non ha limiti al suo essere, Dio è esistenza infinita.

In pratica, però, non è così semplice per le nostre menti giungere a cogliere l’infinità di Dio. Le nostre menti umane lavorano continuamente da e con le creature limitate o finite. Solo quando volgiamo i nostri cuori e le nostre menti a Dio ci mettiamo a pensare all’infinito. Da qui la comune difficoltà della preghiera, dato che possiamo pensare ciò che è bontà illimitata solo pensando alle limitate bontà che ci circondano, e pensandole oltre i limiti. Per esempio, Dio è bello come un tramonto, solo infinitamente di più.

Ne consegue che, quanto più permettiamo a noi stessi di rimanere immersi nella vita quotidiana, tanto meno possibilità hanno le nostre menti e i nostri cuori di cogliere chi o cosa sia il Dio che sta dietro tutte le esistenze limitate che compongono la nostra vita quotidiana. Al contrario, più volgiamo le nostre menti e i nostri cuori alla conoscenza e all’amore dell’illimitata Bontà che sta necessariamente dietro tutte le cose buone limitate delle nostre vite quotidiane, meglio avremo accesso al mistero dell’infinita bontà di Dio e al corrispondente mistero dell’ingratitudine di tante delle sue creature umane.

Quindi, per allentare – senza lontanamente riuscire a cogliere – il mistero della dannazione eterna delle anime, ho bisogno di seguire l’esempio di San Domenico: e pregare. Questo non significa prendere in giro me stesso pensando che Dio sia giusto, mentre in realtà è sbagliato. Significa che io mi accosto alla verità, che cioè Egli è giusto e sono io che -- sono sbagliato!

Gli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio aiutano notevolmente a volgere il cuore e la mente a Dio. Un Santo pregava così: “O amore, tu non sei amato. Vorrei che tu fossi amato. Dammi solo di amarti come è necessario che tu sia amato, e poi puoi fare di me quello che vuoi”.

Kyrie eleison.

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