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venerdì 4 ottobre 2013

"IL LIBERALISMO E' UN PECCATO" di Don Félix Sardà y Salvany, (Capitolo 20°)...

Continuiamo la publicazione del  LIBRO "IL LIBERALISMO E' UN PECCATO" DI Don Félix Sardà y Salvany.




«La parte dottrinale di cotesto libro, la quale riguarda il liberalismo, è eccellente, conforme ai documenti di Pio IX e di Leone XIII, e giudicata dalla Sacra Congregazione dell'Indice dottrina sana.» La Civiltà Cattolica, anno XXXIX, vol. IX della serie XIII, Roma 1888, pag. 346. 
 http://www.seldelaterre.fr/I-Grande-12040-le-liberalisme-est-un-peche-nouvelle-edition.net.jpg

Quanto è necessario prendere precauzioni contro le letture liberali.

Se è necessario osservare verso le persone la condotta che noi abbiamo indicato, è ancor più importante,  e per fortuna più facile, osservarla per le nostre letture.
Il liberalismo è un sistema come il cattolicesimo, sebbene in senso contrario.
Di conseguenza esso ha le sue arti, le sue scienze, la sua letteratura, la sua economia, la sua morale, cioè una visione dell’esistenza interamente propria, animata dal suo spirito, marcata dal suo sigillo e dalla sua fisionomia.
Le più potenti eresie, per esempio l'arianesimo nell'antichità, e il giansenismo nei secoli moderni, presentarono la stessa particolarità.
Esistono dunque, non solamente dei giornali liberali, ma dei libri liberali, o influenzati dal liberalismo; anzi essi abbondano e, triste da dirsi, la generazione attuale se ne nutre abbondantemente, ed è per questa ragione che, senza esserne a conoscenza e senza dubitarne, così tante persone sono miserabilmente vittime del contagio.
Quali regole di prudenza tracciare  questo caso ?
Le stesse regole o pressoché identiche a quelle che noi abbiamo indicato per le persone. Rileggete ciò che è stato detto relativamente agli individui, e applicatelo ai libri. Non è un impegno difficile, e si avrà il vantaggio di evitare ai nostri lettori e a noi stessi la noia della ripetizione. Noi ci limiteremo qui a una sola raccomandazione, che riguarda soprattutto la questione dei libri.
La raccomandazione è che noi dovremmo guardarci di effonderci in elogi riguardo a dei libri liberali, quale che possa essere il loro merito scientifico o letterario, a meno che questi elogi non siano accompagnati da grandi riserve e non tengano conto della condanna che meriterebbero per il loro spirito e il loro sapore liberale.
Approfondiamo un poco questo punto. Molti cattolici, troppo ingenui (anche nel giornalismo cattolico), vogliono essere considerati" imparziali", e darsi sempre un'aria di adulazione. Così battono la grancassa, e suonano la tromba in favore di qualsiasi opera scientifica o letteraria venga dal campo liberale.
Agendo così, essi sperano di provare che non costa ai cattolici riconoscere il merito ovunque si trovi, questo è, sembra loro, un mezzo di attirare a sé il nemico; disgraziato sistema d'attrazione che ci fa giocare a" chi perde guadagna", poiché insensibilmente siamo noi che siamo" attirati". Inoltre, infine, è un modo, per loro, senza esporsi ad alcun pericolo, di dar prova di un rimarchevole spirito di equità.
Che pena abbiamo sentito, qualche mese fa, leggendo, in un giornale cattolico militante, elogi su elogi di un poeta celebre, che in odio alla Chiesa ha scritto poemi come: la visione di fratello Martin, e l'ultima lamentazione di lord Byron!

Ma cosa importa che il suo merito letterario sia grande o no, se esso serve a perdere le anime che noi dobbiamo salvare? Tanto varrebbe complimentarci con il bandito che ci assale del brillante che orna la sua spada, o  delle belle incisioni del fucile con cui spara su di noi.
L'eresia rivestita degli incantesimi artificiali di una ricca poesia è 1000 volte più pericolosa che l'eresia espressa con sillogismi scolastici, aridi e fastidiosi. La storia ce lo insegna: la grande propaganda eretica di quasi tutti i secoli è stata potentemente aiutata dai sonori versi dei poeti. Gli ariani ebbero i loro poeti di propaganda; i luterani anche, tra i quali molti, tra loro Erasmo, si vantavano d'essere eleganti umanisti. Quanto alla scuola giansenista, di Arnaud, di Nicole e di Pascal, non c'è bisogno di dire che essa fu essenzialmente letteraria. Ciascuno sa a cosa Voltaire ha dovuto l’ inizio e la durata della sua spaventosa popolarità. Come dunque possibile che noi, cattolici, ci facciamo complici di queste sirene dell'inferno ? Cosa! Proprio noi contribuiremo a dar loro nome e fama ? Noi vi aiuteremo ad affascinare e a corrompere la gioventù ? Colui che legge nei nostri giornali che tale o tal poeta è un ammirevole poeta, benché liberale, corre dal libraio, compra la produzione di questo poeta " ammirevole", " benché liberale"; divora avidamente i testi, benché  liberali, li assimila fino al punto di avvelenarsi tutta l'anima e alla fine egli diviene liberale quanto il suo poeta preferito.
Quante intelligenze e quanti cuori sono stati perduti a causa del disgraziato Espronceda ! Quante per l'empio Larra ! E quanti, circa ai nostri giorni, si sono perduti per il deplorevole Becquet ! Senza parlare dei vivi, per quanto sia facile, ahimè !, di citarli a dozzine. Perché rendere alla rivoluzione il servizio di esaltare le sue glorie funeste? Per qual fine? Per sembrare imparziali? No, l'imparzialità non è assolutamente permessa quando essa implica l'offesa della Verità i cui diritti sono imprescrittibili. Una prostituta è infame per quanto bella ella sia, e anzi è tanto più pericolosa quanto più è bella.
Oppure per sembrare grati ? No, poiché i liberali, più prudenti di noi, non raccomandano mai le nostre opere, quali esse siano, anche se più belle delle loro.

Al contrario, essi fanno di tutto per di screditarle con la critica, o soffocarle con il silenzio.
Sant'Ignazio di Loyola, da ciò che racconta il suo illustre biografo, il P. Ribadaneyra, era così severo su questo punto, che egli non autorizzò mai nelle sue classi lo studio di alcuna delle opere di Erasmo da Rotterdam, il famoso umanista del suo tempo. Egli ne dava ragione affermando che, benché un gran numero di scritti eleganti di quest'autore non trattassero di religione, la maggior parte di essi avevano un sapore protestante.
Noi intercaleremo qui un magnifico frammento del p. Faber (che non si accuserà di essere illetterato) sul soggetto dei suoi due illustri compatrioti Milton e Byron.
Il grande scrittore inglese si esprime così in una delle sue lettere: " io non posso spiegarmi questa strana anomalia delle persone nel mondo che citano, con elogi, degli uomini come Milton e Byron, affermando nel contempo che essi amano il Cristo, e ripongono in lui tutte le loro speranze di salvezza. Se si amano il Cristo e la Chiesa, perché lodare pubblicamente coloro che bestemmiano l'Uno e l' Altra ?

Si parla, si tuona contro l'impurità così odiosa agli occhi di Dio, e poi si esalta un autore la cui vita e le cui opere sono sature di questo vizio. Io non posso comprendere questa distinzione tra l'uomo il poeta, tra i brani puri e i brani impuri. Se qualcuno insulta l'oggetto del mio amore, mi è impossibile ricevere da lui  consolazione o piacere, e io non posso concepire che un amore ardente delicato per nostro Signore possa compiacersi delle opere dei suoi nemici.
L'intelligenza ammette delle distinzioni, il cuore no.
Milton (maledetta sia la memoria del bestemmiatore!) passò gran parte della sua vita a scrivere contro la divinità del mio Salvatore, mia unica speranza , mio unico amore. Questo pensiero mi esaspera! Byron, appassionato nei doveri di patriota e in tutte le affezioni naturali, s'abbassò vergognosamente fino a rivestire il crimine e l'incredulità con un sontuoso addobbo di  versi. Il mostro che mise (oserò scriverlo?) Gesù Cristo al livello di Giove e di Maometto, non è per me che una" bestia feroce", anche nei suoi brani più puri, e mai mi sono pentito di aver gettato nel fuoco una superba edizione delle sue opere in quattro volumi, quando ero ad Oxford. L'Inghilterra non ha bisogno di Milton ! E quando mai il mio paese avrà bisogno di una politica, di un merito, di un talento o di qualsiasi altra cosa maledetta da Dio?
Quando mai il Padre Eterno benedirà lo spirito dell'opera di colui che ha rinnegato, ridicolizzato e bestemmiato la divinità di suo Figlio ? Si quis non amat Dominum Nostrum Jesum Christum,sit  anathema, … Così parlava San Paolo."

Ecco in quali termini si esprimeva l'illustre cattolico inglese che è una delle più grandi figure letterarie dell'Inghilterra moderna, ed è bene qui notare che il passaggio citato fu scritto prima dell'abiura completa del p. Faber. È così che sempre si esprimeranno la sana intransigenza cattolica, e il vero senso della Fede.
Io sono confuso quando penso al numero di discussioni di polemiche che hanno avuto luogo sulla questione di sapere se l'educazione classica basata sullo studio degli autori greci e latini, attenuata nei suoi affetti dalla distanza dei secoli, la differenza delle idee e la diversità delle lingue, convenisse  o no alla gioventù, nel mentre quasi niente è ancora stato scritto sul veleno mortale dell'educazione rivoluzionaria, che molti cattolici danno o lasciano dare senza scrupolo ai loro figli.

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